Le aziende abbandonano la Russia. La Guerra in Ucraina ha avuto grandi risvolti per quel che concerne il mercato europeo e internazionale.
Molti marchi se ne stanno andando dalla Russia, ed è anche un fatto di posizionamento del brand.
I marchi che se ne vanno dalla Russia
Già dopo pochi giorni dall’inizio del conflitto alcuni marchi hanno preso la decisione storica di abbandonare la Russia.
Le motivazioni sono semplici ma non hanno a che fare solo con il fatturato. O meglio, non nell’immediato.
Infatti, abbandonare uno Stato come la Russia, che è enorme in estensione e che vale milioni di ricavato, non è una decisione che viene presa con semplicità.
Tuttavia i brand sono costretti (e fortunatamente) a valutare le cose anche da un punto di vista morale quanto reputazionale.
Ecco per cui che molti marchi hanno preso la decisione di abbandonare lo Stato di Putin.
Perché i brand non venderanno più in Russia
Rimanere in Russia, in questo momento, non è affatto conveniente per nessun marchio.
La motivazione principale ha a che fare con la reputazione del brand.
Un’azienda estera che decide di rimanere in Russia sa che parte dei suoi gadagni andranno allo Stato e finanzieranno la guerra. In oltre, rimanere significa implicitamente appoggiare le azioni del dittatore russo.
Il secondo motivo, importante almeno quanto il primo, ha a che vedere con il crollo della valuta russa, il rublo, che oggi vale precisamente 0,0078 euro.
Tutto questo ha a che fare con le sanzioni che Europa e Stati Uniti d’America hanno messo in atto nei confronti della Russia per placare il conflitto bellico.
I marchi che hanno detto no alla guerra
Questa è una guerra occidentale.
Ha un impatto mediatico maggiore rispetto a molte altre guerre soprattutto per la vicinanza con l’Europa da un punto di vista geografico quanto culturale.
I marchi che hanno detto no alla guerra, abbandonando la Russia e il suo mercato, sono molteplici.
Ikea, ad esempio, è uno di questi.
Il suo annuncio arriva tramite un post Instagram e leggiamo:
“The devastating war in Ukraine is a human tragedy, and our deepest empathy and concerns are with the millions of people impacted. The war has had a huge human impact already. It is also resulting in serious disruptions to supply chain and trading conditions. For all of these reasons, the company groups have decided to temporarily pause IKEA operations in Russia.”
Ma anche Visa, Mastercard, American Express, Spotify, DHL, Amazon, Lego, Adidas Coca Cola e Starbuck lasciano il Paese del Cremlino.
Balenciaga, invece, si è esposta apertamente durante la sua ultima sfilata per la Paris Fashion Week.
La chiusra di Facebook e Twitter in Russia
In oltre la Russia ha definitavemente oscurato Twitter e Facebook nel suo territorio.
Attraverso queste piattaforme, come ha dimostrato Zelensky, infatti, era possibile per il popolo russo avere informazioni dettagliate su ciò che sta realmente accadendo in terra ucraina.
Nick Clegg commenta la vicenda con queste parole:
«Presto, milioni di russi si troveranno tagliati fuori da un’informazione credibile e affidabile, privati del loro modo quotidiano di connettersi con la famiglia e con gli amici, privi di dire la loro. Continueremo a fare di tutto per ripristinare i nostri servizi, in modo tale da farli restare disponibili per le persone affinché possano esprimersi e organizzare le proprie azioni.»
Tutto questo è destinato a segnare un cambio netto nel mondo della comunicazione quanto in quello del mercato.
Il nostro augurio è che la guerra possa cessare al più presto.