Clubhouse, il social che si basa esclusivamente sulla voce si sta impadronendo della comunicazione.
Clubhouse: il social basato sulla voce
Se ne parla da settimane, ormai, ed è il caso di dirlo, sta sulla bocca di tutti.
Clubhouse è la piattaforma scoppiata negli ultimi giorni. Totalmente basata sulla voce e con un funzionamento apparentemente semplice. Su Clubhouse ogni utente ha la possibilità di creare la propria Room (la propria stanza di conversazione) in cui gli utenti che decidono di ascoltare possono o meno interagire tra di loro a discrezione dei moderatori.
La vera novità sta in un semplice fatto: non è un social basato sull’immagine.
Un social in cui l’immagine non conta
La vera novità di Clubhouse sta nell’essere il primo social a memoria d’uomo esclusivamente basato sulla voce. Ok, le immagini profilo ci sono, come in ogni altro luogo del web, ma l’immagine non è il fulcro della piattaforma. Quello che conta è la voce, e l’intrattenimento. Il contenuto. Gli argomenti di discussione possono attrarre più persone e creare dibattito.
Il livello delle discussioni è alto? Non sempre.
Ci sono room dedicate alla fotografia, altre al marketing, altre ancora all’intrattenimento puro con temi molto leggeri.
Quello che davvero conta è la possibilità di creare community con chi partecipa e interagisce.
Clubhouse è live, spontaneo e immediato.
Porta con sé quell’aurea tipica di tutto ciò che è nuovo, e questo gli ha dato modo di funzionare alla grande.
Esclusività: solo per iOS
Il lancio è stato a dir poco intelligente: si può entrare solo su invito e solo possedendo un dispositivo iOS. Non esiste ancora la versione per Android. E questo ha aiutato molto la curiosità degli utenti: chi lo utilizza si sente in un qualche modo unico, chi non ne ha la possibilità si percepisce escluso e brama dalla voglia di poter far parte anche lui delle famigerate stanze.
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Il marketing è semplice ma funzionale: posti limitati ai soli possessori di Apple che possono accedere unicamente attraverso invito.
Il social, nato ad aprile del 2020 su iniziativa di un piccolo società di sviluppatori software americani, Alpha Exploration, ha già attratto milioni di utenti e fatto allarmare Zuckerberg, il proprietario di Instagram e Facebook.
Si vocifera che persino il colosso della Silicon Valley stia lavorando alla sua versione di Clubhouse, come ha già fatto a suo tempo con TikTok.
Clubhouse è ciò di cui abbiamo davvero bisogno?
La domanda che tutti potrebbero porsi è: Clubhouse era davvero necessario?
Sì e no.
No nel senso che oramai la nostra vita si basa in gran parte sui social network (specialmente se ti interessi o ti occupi di comunicazione).
Sì perché come il sociologo e professore universitario Vanni Codeluppi (di cui puoi leggere la nostra intervista qui) sostiene, la società si nutre di ciò che più le aggrada. Non è un caso che un Social esclusivamente basato sulla voce sia scoppiato proprio quando ormai dell’immagine ne eravamo saturi.
Rimane vero che già esistono i podcast, ma non sono la stessa cosa: manca il fattore interazione.
Un fruitore può ascoltare ma non può intervenire in diretta.
Inoltre Clubhouse ti da la possibilità di interagire con gli influnecer che segui, stimi, e di cui apprezzi il contenuto.
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In conclusione
Quale sarà il futuro di Clubhouse difficile dire. Probabilmente ne nasceranno cloni. Ma il momento è propizio per aprire la propria Room e crearsi una community stabile e affezionata.
Immagine di copertina Photo by Dmitry Mashkin on Unsplash